“”Per un’antica
consuetudine, all’insediamento sul trono di un monarca si rinnovavano i
privilegi di cui alcuni enti pubblici e privati beneficiavano dietro il
versamento di una lauta imposta, chiamata droit
de joyeux avènement. Luigi XVI aboliva l’iniqua tassa con la proclamazione
del suo primo édit: “Salito al trono
su cui Dio ha voluto assiderci, Noi speriamo che la Sua bontà vorrà sostenere
la Nostra giovane età e guidarci al fine di rendere il popolo più felice. Questo
è il Nostro primo desiderio: sapendo che il benessere generale dipende
principalmente da una saggia amministrazione delle Finanze e che proprio questa
determina il più importante dei rapporti fra chi regna e chi è governato, è
verso le imposte che Noi indirizziamo i Nostri primi studi”. E concludeva: “Vogliamo
che il presente Editto, il primo emanato sotto la Nostra autorità, rechi l’impronta
delle Nostre disposizioni e sia antesignano delle future azioni di governo. Pertanto
Noi ci proponiamo di dispensare dal pagamento del tributo coloro che vi sono
obbligati a causa della Nostra salita al trono; sia per essi sufficiente il
rimpianto di un re (Luigi XV) pieno di bontà, glorioso per il lungo regno,
rispettato in tutta l’Europa per la sua moderazione, il suo amore per la pace e
la lealtà ai trattati”.””
Antonio Spinosa, “Luigi XVI. L’ultimo
sole di Versailles”, pg. 49.
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