lunedì 20 aprile 2015

Ma quante è grande la spesa pubblica italiana?



Un estratto di questo articolo è stato pubblicato su AdviseOnlyBlog nella rubrica #IlGraffio in data   20.4.2015.




Nella definizione di spesa pubblica si includono spese correnti, interessi, investimenti; rapportata al PIL, la spesa pubblica nel 2014 è stata di 817,5 miliardi di euro pari al 51,1%; era il 25,0% nel 1954 ed è via via cresciuta negli anni: ha superato il 30% nel 1996, il 40% 1981, ha sfondato il 50% per la prima volta nel 1990 per poi ridiscendere sotto il 50% stesso nel 1997, e ritornare sopra il 50%  dal 2012; prima osservazione: nella serie dal 1954, in nessun anno le entrate (imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali, altri ricavi) sono state superiori alle spese, determinando quindi una serie ininterrotta di “deficit” (con una differenza massima fra spese ed entrate di 11,6 punti di PIL nel 1988). Le entrate fiscali erano il 23,1% del PIL nel 1954; hanno superato il 40% nel 1990; sono il 48,1% del PIL nel 2014. Se “sommiamo” tutti i deficit dal 1954 al 2014, arriviamo ad un valore che è 3,15 volte il PIL 2014.

La spesa pubblica italiana è assai elevata in assoluto ed in percentuale del PIL, con un grosso “ma” quando la si raffronta a livello europeo: la “spesa pubblica totale” (tutte le spese correnti inclusi stipendi, investimenti, pensioni, sussidi, interessi) è infatti il 51,1%: in Europa, livelli più elevati di “spesa pubblica totale” vi sono in Francia (57,3%), Svezia (54,6%), Belgio (54,1%); la Germania è al 44,1%; se si analizza la “spesa pubblica primaria”, escludendo pensioni ed interessi (che dipendono da “scelte del passato”), la percentuale sul PIL della spesa italiana è il 28,8%: la Svezia è al 41,9%, la Francia al 39,1%, la Germania al 30,1%. Una seconda osservazione è quindi che in Italia il costo per interessi e per pensioni è più elevato che in altri paesi europei, poiché “vale” il 20% di PIL, mentre in Germania “vale” il 14% ed in Svezia il 12,7%.

Ma come si compone la spesa pubblica? Dalla sua analisi si traggono utili osservazioni (che sta al governo ed alla politica ben utilizzare; la storia degli ultimi 60 anni depone in senso contrario, peraltro).

Gli 817,5 miliardi di spesa pubblica nel 2014, per livello di governo, sono così composti (fonte Istat):

323,7 miliardi (il 39,6%) per la previdenza (pensioni)

264,9 miliardi (il 32,4%) per costi delle amministrazioni centrali (e.g., ministeri, giustizia, difesa, …)

111,2 miliardi (il 13,6%) per la sanità

66,2 miliardi (l’8,2%) per i comuni

41,7 miliardi (il 5,1%) per le regioni (esclusa la sanità, sopra indicata)

9,8 miliardi (l’1,2%) per le province (recentemente oggetto di una norma di “abolizione”)

Nella spesa pubblica sono inclusi gli investimenti, che per il 2014 sono stati 31,1 miliardi (il 3,8% del totale della spesa pubblica), per la maggior parte effettuati dagli enti locali (572,2 miliardi, il 70%), e poi a quelli centrali (201,9 miliardi, il 25,8%); gli investimenti per la difesa sono stati 8,9 miliardi.

Una “spending review” dovrebbe concentrarsi su tutte le voci di spesa, per quanto difficile possa essere “incidere” (i mezzi dovrà indicarli la politica e non solo la tecnica) su voci come le pensioni, che assorbono 40 euro per ogni 100 spesi dallo stato; l’azione del governo si è sinora concentrata su una voce “facile” come quella delle province, forse perché toccava solo l’1,2% del totale della spesa, ma aveva un suo “peso mediatico” dando l’idea che “si faceva sul serio”. Ma per uno stato che negli ultimi 60 ha speso sempre più di quanto ha incassato “ci vuol ben altro”, anche se forse un deficit del 3% (differenza fra il 51,1% di spesa sul PIL ed il 48,1% di entrate fiscali sul PIL) non è che “una goccia in un mare” di risorse sottratte ai cittadini in 60 anni; ma ricordarsi le dotte parole di un senatore del regno (Maffeo Pantaleoni, morto nel 1924, 90 anni fa) non farebbe male: ""Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L'abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all'importo delle tasse.""

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