Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio su AdviseOnlyBlog il 7.4.2015.
Previste
dall’art 45 della Costituzione (“la Repubblica
riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e
senza fini di speculazioni”), le cooperative rappresentano una realtà
importante nel paese; ne tocchiamo brevemente 2 aspetti: il loro peso sull’economia
nazionale, il trattamento fiscale sugli apporti dei loro soci.
Secondo
una recente rilevazione, il modo cooperativo, nelle sue varie forme (le
principali: Legacoop che pesa per circa la metà del giro d’affari, Confcoop,
Agci), “pesa” per il 10% del PIL italiano, con 153,7 miliardi di euro di giro d’affari,
occupando oltre 1,1 milioni di persone. Si va dall’industria con i sui 441.660
occupati e con un fatturato annuo di 31,4 miliardi di euro, all’agro-alimentare
con 106.237 occupati ed un giro d’affari di 38,5 miliardi, e poi cooperative di
consumo (103.557 occupati, 29 miliardi, con la Conad principale operatore fra i
dettaglianti, e Unicoop Firenze e Coop Adriatica principali player fra le coop
di consumo), cooperative sociali (dove vi è la massima concentrazione di
occupati: 359.241 persone, per un fatturato annuo di 10,4 miliardi), credito e
finanza (72.014 occupati, giro d’affari di 29,8 miliardi), sanità (11.950
occupati, fatturato di 8,7 miliardi). Negli anni ruggenti dell’industria, la
Fiat pesava per il 3% del PIL italiano: il confronto conferma che la
cooperazione è una componente fondamentale dell’economia italiana: dalle
infrastrutture alla assistenza domiciliare, dall’agenzia assicurativa agli
asili-nido, dalla coltivazione di cibo alla distribuzione commerciale, la
cooperazione è dappertutto.
I
prestiti sociali, la forma di raccolta di depositi che le cooperative Coop
ricevono dai propri soci/associati, sono pari a 11 miliardi (ultimo dato
disponibile, 2013) e coinvolgono 1,2 milioni di soci. Questa liquidità è fonte
primaria per il funzionamento dell’intero sistema delle cooperative di consumo.
Dopo alcune vicende che hanno coinvolto alcune coop, la LegaCoop ha approvato un testo di
auto-regolamento che le Coop dovrebbero adottare a maggiore garanzia dei
depositanti (che non sono coperti da fondi di garanzia, diversamente dai
depositanti delle banche): obblighi informativi sull’andamento e sull’utilizzo
del prestito sociale, stato economico patrimoniale e finanziario della singola
Coop, modelli di controllo. L’attività
di raccolta non è presidiata da Bankitalia, diversamente da
quanto previsto per banche, intermediari finanziari, holding vigilate.
Sino al luglio
2014, i prestiti sociali avevano anche un forte “appeal fiscale”: la ritenuta al 12,5% sugli interessi maturati; da tale data, per gli interessi maturati sui "prestiti soci" c'è l’aumento
dell’aliquota al 26% sugli interessi corrisposti ai
soci prestatori, varato con la legge 89 del 23 giugno 2014, aliquota che si applica sugli
interessi divenuti esigibili dal 1° luglio 2014, con effetto retroattivo su quelli
maturati in precedenza. La “disciplina speciale”
sulla raccolta delle cooperative è chiaramente diversa e molto più lasca e
corriva di quella esercitata su banche ed intermediari finanziari e sorge la domanda del perché
questo avvenga. Come troppo spesso accade nel Belpaese, i buoi scappano lontano ed i pastori-controllori suonano il piffero.
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