“” La regina
Elisabetta I, riconoscendo, in quanto inglese, l’inviolabilità della proprietà
privata, e che mai soggiornò più di una settimana presso nessuno, non avrebbe
mai ridotto in miseria un suddito mangiando e bevendo a sue spese, per non
parlare della rovina di fattorie e coltivazioni, distruzione di strade,
requisizione di case e cavalli, conseguenza di ogni visita effettuata da
Giacomo (Stuart di Scozia, suo successore, ndr). Oltre a ciò, la familiarità creava
disprezzo, come avrebbe constatato Carlo I Stuart nel 1640, in quanto proprio
quelle contee in cui gli Stuart avevano partecipato alle battute di caccia
furono la spina dorsale delle forze parlamentari che gli si opposero. L’incapacità
degli Stuart di cogliere la sacralità del diritto di proprietà – così come la
protezione della proprietà privata implicita nel principio “nessuna tassa senza
il consenso del Parlamento” – sarebbe stata alla base della rottura del
consenso che a metà Seicento fu il motivo per cui degli uomini avrebbero
impugnato le armi.””
Richard Newbury, “Oliver Cromwell”, 2013, pg. 30-31
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