“” a
preoccupare seriamente Luigi XVI non era in quel frangente la politica estera
quanto le finanze del suo Regno. Il 28 agosto (1786) il ministro Calonne gli
aveva presentato un memorandum
prospettando quella che appariva come l’unica terapia in grado di sanare l’erario
e preservare intatta la monarchia: “Sire, occorre prendere delle decisioni
forti, forse impopolari, ma necessarie. L’unico rimedio per evitare la crisi è
di porre un freno agli abusi e ai privilegi e stabilire una equità di tutti i
francesi innanzi alle imposte, indipendentemente dal loro ceto di appartenenza.”
(…) Era di moda lagnarsi di tutto. Essere in servizio a Corte appariva sempre
più noioso. Gli ufficiali della guardia del corpo si lamentavano di dover
indossare l’uniforme tutto il giorno, le dame della Real Casa non sopportavano
di restare a Versailles tutta la settimana. Il massimo del bon ton era crucciarsi dei propri doveri continuando tuttavia a
trarne profitto. Tutti i legami, gli impegni erano allentati e, purtroppo, era
proprio la classe dominante a dare il cattivo esempio.””
Antonio
Spinosa, “Luigi XVI. L’ultimo sole di Versailles”, pg. 130.
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