Con
il calo dei tassi e l’azione dei QE ci si attendeva un aumento degli
investimenti in capitale fisso (macchinari e siti industriali) e dell’occupazione;
una analisi di Standard & Poor's evidenzia che a livello mondiale è atteso
un declino degli investimenti nel 2015, per il terzo anno consecutivo, e questo
nonostante l’imponente liquidità presente nei bilanci delle imprese, valutate
globalmente 4,400 miliardi di US$. Per il 2015, sulla scia della caduta dei
prezzi delle commodity (in
particolare, hard commodity: petrolio,minerali,
…), il problema è nei settori energia e lavorazione materiali, che faranno
segnare un -14%; escludendo tali settori, il resto dell’industria dovrebbe far
segnare un +8%. Il settore delle commodity
ha generato il 34% degli investimenti nel 2014.
Negli USA, i profitti delle imprese sono vicine al massimo storico in
rapporto al PIL, fenomeno che dovrebbe stimolare una fase di investimenti, cui si
contrappongono alcune contro-indicazioni: la debole crescita dei paesi mergenti (dove la
domanda è stata più forte, nel recente passato), ed il fatto che le società che
hanno forti liquidità sono concentrate nell’industria tecnologica (SW-based),
che richiede meno investimenti dei settori industriali tradizionali.
Per chi si
attende una ripresa, si potrebbe ripetere la replica di “Attendendo Godot”.
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