lunedì 24 agosto 2015

La lunga vita del carbone.


Gli scienziati che si occupano di clima ripetono che “l’unico carbone buono è quello che rimane sottoterra”, ma negli ultimi 20 anni la produzione annua di carbone è passata da 4.419 milioni di tonnellate (1994) a 7.718 milioni (2014), un +74,6%: il primo produttore al mondo è la Cina (3.460 milioni di tonnellate), interamente assorbite dal mercato interno, e non basta, dovendo importarne per far marciare le centrali elettriche, risultando il primo consumatore di carbone (col 50,3% del consumo mondiale), seguita dagli USA (11,9% del consumo) che ne producono 915 milioni e ne consumano 801 milioni (esportandone 114 milioni); seguono India (595 milioni di consumo di carbone interamente importato), Russia (485 milioni di produzione e 351 milioni di consumo interno) ed Indonesia (443 milioni prodotti, 383 milioni esportati); l’Australia è il quinto produttore mondiale (420 milioni, di cui 330 milioni esportati). L’81% del sistema energetico mondiale è ancora basato sull’utilizzo del carbone, principale produttore di CO2, che causa l’effetto-serra: 13,9 miliardi di tonnellate annue di anidride carbonica, il 44% di tutta la CO2 emessa in un anno; il carbone ha emissioni superiori al petrolio del 30% e del 70% rispetto al gas. Nonostante i proclami (come il famoso 20/20/20 del Protocollo di Kyoto: entro il 2020, il 20% dell’energia deve essere prodotta energia pulita come eolico e solare, con il “target” di una riduzione del 20% della CO2 emessa: parametri largamente irrealizzati, ad oggi), il carbone non solo ha aumentato il suo impiego, ma continua ad essere il combustibile più conveniente, con un costo dell’impianto di una centrale inferiore ad impianti a gas ed idroelettrici: tra il 1990 ed il 2010 un terzo della capacità incrementale è stata fornita da centrali a carbone, con Cina ed India (netto importatore) che ne hanno aumentato il consumo dell’80%. Ed anche nella “verde Germania” il carbone va a mille. 
Non è facile “disintossicarsi” dal carbone, una fonte più economica in termini meramente economici nel breve termine, ma inquinante e quindi costosa per le generazioni future.

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