Le amministrazioni
dello Stato devono predisporre, a partire dal 2016, un piano di riduzione del
50% dei canoni di locazione passiva e del 30% degli spazi occupati, con la
relativa valorizzazione. Il commendevole proposito del governo di dismettere
immobili e proprietà immobiliari non essenziali e non funzionali alle attività
istituzionali si scontra con la realtà dei risultati; Agenzia del Demanio, CDP,
neonata Invimit sarebbero i soggetti su cui contare per migliorare le finanze
pubbliche: la sola Agenzia del Demanio gestisce un patrimonio dismettibile
fatto di 47.386 immobili statali con un valore stimato di 59,7 miliardi, ma
solo poco oltre 19.000 immobili risultano effettivamente vendibili per una
cifra stimata di 2,7 miliardi; 22.000 immobili sono indisponibili alla vendita
(con un valore stimato di 35,6 miliardi), e 5.921 sono immobili
storico-artistici (con un valore teorico di 21,3 miliardi), invendibili, allo
stato attuale. Lo spazio di manovra e le
cifre che potrebbero essere incassate, a breve e medio periodo, sono esigui e
largamente inferiori agli obiettivi dichiarati (“alle parole, non seguono i
fatti”). Inoltre, il meccanismo messo in campo vede il Demanio nel ruolo di
mero coordinatore delle attività di trasferimento dei beni, e quindi della loro
effettiva proprietà, a CDP ed Invimit, in una perversa “partita di giro”, con
CDP ed Invimit che poi dovrebbero trovare acquirenti (in primis, esteri)
interessati ai beni stessi. CDP ed Invimit, a loro volta, hanno costituito, o
stanno costituendo, fondi immobiliari dedicati a questi investimenti, come
quelli, creati da Invimit, per le caserme, le scuole, gli immobili ex-Province,
immobili spesso da “rigenerare” per renderli fruibili (quindi, con costi di
ristrutturazione, anche funzionale, non secondari); l’obiettivo fissato per i proventi attesi
dalla vendita dei beni immobili di stato è di 1 miliardo nel 2015, che scende a
600 milioni nel 2016 e 500 milioni nel 2017.
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