Questo articolo è apparso su ItaliAperta, il think tank, il 9 agosto 2015.
Il lotto è un
gioco d’azzardo, negli anni passati assai lucroso per le casse dello stato: la
raccolta ha toccato gli 11.689 milioni di euro nel 2004 (massimo del decennio),
per poi scendere ai 7.315 milioni nel 2005 e stabilizzarsi a 6.629 milioni nel
2014; per l’erario, sono lontani i 4.909 milioni incassati nel 2004, massimo da
cui ci si è allontanati per scendere sino a 1.104 milioni nel 2014.
La gestione del
gioco è soggetta a concessione, in scadenza l’8 giugno 2016; il governo ha fatto
un bando di gara per la nuova concessione, prevista in 9 anni, con una base d’asta
di 700 milioni.
Il Consiglio di
Stato ha bloccato l’iter di gara, formulando una serie di rilievi all’operato
governativo; emerge forte la sensazione che il governo abbia operato con
dilettantesca faciloneria; procediamo con ordine all’esame dei rilievi, cui il
governo dovrà dare puntuale e rapida risposta, se vorrà incassare – come previsto
nel bando e come lo stato delle finanze impone – la metà dei 700 milioni entro
il 31 dicembre 2015 dall’aggiudicatario della gara.
Il primo
rilievo: i requisiti per la partecipazione alla procedura di selezione appaiono
al Consiglio di Stato “”per taluni versi
eccessivi, tanto da figurare come clausole escludenti””; in termini
concreti, fissati per escludere alcuni contendenti, a vantaggio di altri. Il
requisito della capacità economica e finanziaria è determinato, ad avviso del
Consiglio di Stato, in modo non congruo, “”ben
oltre il frutto di ordinarie percentuali di incasso (aggio) parametrate sull’ammontare
della raccolta di gioco””.
Un secondo
rilievo attiene al requisito della capacità tecnico-organizzativa, richiedendo
ai partecipanti alla gara la realizzazione, negli ultimi 3 esercizi, di una
raccolta di gioco di oltre 500 milioni per tipologie di giochi effettuati
tramite terminali: “”non si riesce a
comprendere la ratio che ha ispirato la fissazione di tali rilevanti requisiti””,
potendo, in tal modo, “”verificarsi una
sorta di barriera all’entrata, in palese controtendenza rispetto alle
raccomandazioni”” europee, che stigmatizzano la prassi di inserire nei
capitolati degli oneri creati su misura al fine di favorire determinati
offerenti. Da qui, la richiesta al governo di coordinare norme europee e bando
di gara.
Terzo rilievo:
il Consiglio di Stato chiede al governo che venga inserito nel capitolato l’espresso
impegno a mantenere le infrastrutture tecnologiche, l’hardware, il software
necessari alla realizzazione del gioco entro i confini degli stati europei:
libertà di stabilimento in paesi UE, ma controllo sull’operato del gestore e
mantenimento dell’imposizione fiscale da parte italiana.
Il quarto
rilievo attiene alla previsione, contestata, della proroga unilaterale di 1
anno (al termine dei previsti 9 di vigore della concessione) considerata “”eccessivamente discrezionale e generica””,
anche perché il bando non specifica per quante volte la proroga possa essere
concessa.
Quinto rilievo:
il Consiglio di Stato ritiene generica la previsione che la garanzia
provvisoria possa essere presentata fornendo titoli di stato, senza specificarne
qualità, rating e solidità, elementi essenziali in caso di escussione della
garanzia.
Sesto rilievo:
il bando non specifica i requisiti richiesti a banche ed assicurazioni chiamate
a prestare la garanzia provvisoria e la garanzia definitiva, estesa sino a 75
milioni, a sostegno del buon esito dell’aggiudicazione e del suo corretto
adempimento da parte del vincitore la gara.
Ulteriori rilievi
vari portano la lista a 9, uno in meno dei comandamenti: nel bando il Consiglio
di Stato non trova adeguate specifiche sulle richieste esperienza delle risorse
dedicate alla gestione del gioco, capacità di gestire l’aggiornamento su
reti, capacità di gestire reti diverse
in parallelo per eventuali periodi transitori.
Una bocciatura
che impone al governo ed ai Monopoli di Stato di porre rapido rimedio al bando
di gara, per poterlo portare a realizzazione ed aggiudicazione entro la fine
del 2015, pena la perdita di una delle entrate previste dal patto di stabilità
entro l’anno, con effetti significativi sui conti pubblici (anche dopo la
bocciatura, ampiamente prevedibile, del “reverse charge” per la grande distribuzione,
che ha sottratto 728 milioni alle previsioni governative). Aggiungendo altre
misure varie, il “buco” cui il governo potrebbe dover far fronte è vicino ai
1.400 milioni.
Si fa largo la
sensazione che il governo e la pubblica amministrazione siano fatti di
professionisti del dilettantismo, incapaci di mettere in fila un provvedimento
chiaro ed a prova di esame da parte dell’organo dedicato al controllo degli
atti governativi; ma poiché a pensare male si fa peccato, ma purtroppo spesso
si azzecca, il dubbio è che il bando di gara per la concessione del gioco del
lotto sia stato pensato a tavolino con il preciso scopo di escludere alcuni
concorrenti e favorire i soliti noti. Il libero mercato resta sempre fuori
dalla porta, ed allora “vincere” è come giocare un numero secco al lotto: non
esce mai.
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