venerdì 7 agosto 2015

Sprechi alla calabrese.



 L’ASP (ASL provinciale) di Reggio Calabria ha gli ultimi dati ufficiali al 2008, quando venne commissariata, ed il deficit era compreso fra 1.600 e 1.800 milioni; commissario ed advisor chiamato a fare luce sulla effettiva situazione finanziaria ed economica della disastrata ASL calabra (in una regione “top” per gli sprechi nel settore della sanità) non sono riusciti, sinora, a “cavare un ragno dal buco” e nemmeno ad elaborare un programma di risanamento e “riqualificazione”. In una recente relazione del commissario, vengono enumerate una serie di situazioni di notevole gravità: la riattivazione, nonostante la precedente dismissione, di punti-nascita sotto il livello minimo previsto dalle norme (500 parti annui); il mantenimento di surplus di finanziamento a strutture non meritevoli e quindi ingiustificati, e la presenza di unità operative eccedenti le necessità; sovrapposizione, e quindi sprechi relativi, di unità di cardiochirurgia a pochi chilometri di distanza, prive di reparti di terapia intensiva richiesti per legge in tali unità; pignoramenti “gonfiati” a carico della ASP reggina, favoriti dalla mancata costituzione in giudizio da parte degli avvocati che dovrebbero difendere le ragioni della ASP stessa; esistenza di fatture passive “fasulle” e pagamenti di fatture passive effettuati due volte; ritardi medi nel pagamento dei fornitori pari a 1.402 giorni, quasi 4 anni di ritardo. Tutto fuori standard, corredato delle  inaccettabili scuse e giustificazioni di Regione, Ministero della Sanità, che fan sorgere la domanda di quale tipo di  cura possa essere fornita ai cittadini di una regione che è fra le prime per la c.d. “emigrazione sanitaria” verso regioni e strutture “normali”.

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