L’ASP (ASL provinciale) di Reggio Calabria ha gli ultimi dati
ufficiali al 2008, quando venne commissariata, ed il deficit era compreso fra
1.600 e 1.800 milioni; commissario ed advisor chiamato a fare luce sulla
effettiva situazione finanziaria ed economica della disastrata ASL calabra (in
una regione “top” per gli sprechi nel settore della sanità) non sono riusciti,
sinora, a “cavare un ragno dal buco” e nemmeno ad elaborare un programma di
risanamento e “riqualificazione”. In una recente relazione del commissario,
vengono enumerate una serie di situazioni di notevole gravità: la
riattivazione, nonostante la precedente dismissione, di punti-nascita sotto il
livello minimo previsto dalle norme (500 parti annui); il mantenimento di
surplus di finanziamento a strutture non meritevoli e quindi ingiustificati, e
la presenza di unità operative eccedenti le necessità; sovrapposizione, e
quindi sprechi relativi, di unità di cardiochirurgia a pochi chilometri di
distanza, prive di reparti di terapia intensiva richiesti per legge in tali
unità; pignoramenti “gonfiati” a carico della ASP reggina, favoriti dalla
mancata costituzione in giudizio da parte degli avvocati che dovrebbero
difendere le ragioni della ASP stessa; esistenza di fatture passive “fasulle” e
pagamenti di fatture passive effettuati due volte; ritardi medi nel pagamento
dei fornitori pari a 1.402 giorni, quasi 4 anni di ritardo. Tutto fuori
standard, corredato delle inaccettabili
scuse e giustificazioni di Regione, Ministero della Sanità, che fan sorgere la
domanda di quale tipo di cura possa
essere fornita ai cittadini di una regione che è fra le prime per la c.d. “emigrazione
sanitaria” verso regioni e strutture “normali”.
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