L’indice PMI/Purchasing managers
(basato su un questionario compilato dai responsabili Acquisti di 400 imprese)
sul settore manifatturiero italiano sale a 55,3 il valore più alto degli ultimi
5 anni: quando è sopra 50, segna bel tempo, e meglio non spendere la parola
“ripresa” per i necessari scongiuri. Tre sono gli elementi di particolare
rilievo, e tutti positivi. Primo, all’inizio del terzo trimestre 2014 si è
segnato l’aumento della produzione più significativo dall’aprile 2011. Secondo,
questa crescita è dovuta da una acquisizione importante di nuovi ordini. Terzo,
si è verificato un aumento dei prezzi medi di vendita (dato: luglio 2015), con
una maggiore domanda che ha consentito ai produttori di trasferire i maggiori
costi di acquisto sugli acquirenti. La “ripresa” ha contrassegnato i beni di
consumo, i beni intermedi, i beni di investimento), una triplice congiunzione
positiva. Frenata, invece, per l’occupazione (la “cartina di tornasole” delle
politiche governative) con un indice sceso da 54,8 a 54, segno della cautela
nel riavviare una “campagna assunzioni”. Secondo il rapporto, “continua a
migliorare lo stato di salute del settore manifatturiero in Italia, con il PMI
che ha ormai registrato aumenti in 6 degli ultimi 7 mesi” raggiungendo il
libello di aprile 2011.
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