“Per coloro che sono capaci di darsi da fare e coltivano la
terra con ogni sforzo, vi è un modo di far denaro con l’agricoltura, che mio
padre praticò personalmente e mi insegnò. Non permise mai che si comprasse
della terra già coltivata, ma quella che, per trascuratezza o l’incapacità dei
proprietari, era improduttiva e non aveva piante. Diceva che le terre coltivate
costano molto denaro e non possono essere migliorate; riteneva che le terre che
non possono essere migliorate non danno altrettanta soddisfazione, e pensava
che ogni oggetto di proprietà, quando migliora, è una cosa capace di rallegrare moltissimo. Ma
nulla presenta un miglioramento maggiore di una terra che da improduttiva
diventa fertile. Tu sai bene, Socrate, disse, che noi abbiamo già moltiplicato
varie volte il valore originario di molte terre. Udito ciò gli domandai:
Iscomaco, le terre che tuo padre aveva dissodato, le teneva per sé o le
vendeva, se trovava modo di guadagnarci molto denaro? Le vendeva, disse
Iscomaco. Ma subito ne comprava delle altre, improduttive, per il suo amore per
il lavoro”
(M. Vitale, un estratto
da l’ “Economico” di Senofonte, in “La lunga marcia verso il
capitalismo democratico”, Il Sole 24 Ore, Milano 1989, pag.
27).
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