Secondo l’Institution of
Mechanical Engineers del Regno Unito, la produzione annua di cibo è di 4
miliardi di tonnellate, ma a causa di sistemi di raccolta, immagazzinamento e
trasporto carenti, sprechi del mercato e dei consumatori, tra il 30 ed il 50
per cento dell’intera produzione alimentare mondiale, una quantità compresa fra
1,2 e 2 miliardi di tonnellate, non viene consumata. Parimenti, grandi quantità
di terra, energia, fertilizzanti, acqua vengono sprecati e persi durante la
produzione di prodotti alimentari, che finiscono nei rifiuti. Le ragioni
variano in base alle regioni: nei paesi dell’Altro Mondo (quelli che vengono
definiti arretrati e/o poveri) mancano infrastrutture, sistemi di stoccaggio e
refrigerazione, trasporti adeguati. In Cina la percentuale di riso persa è il
45% del raccolto, in Vietnam è l’80%; nei paesi “ricchi” il cibo viene
“dimenticato” in frigoriferi e banchi dei supermercati. I grandi magazzini
inglesi, per soddisfare le aspettative dei consumatori, spesso rifiutano
partite di frutta e verdura perché non conformi agli standard (rigorosi) di
commercializzazione, con perdite sino al 30% della produzione vegetale inglese,
che non viene raccolta; ogni giorno in Inghilterra si gettano 4 milioni di
mele, 5 milioni di patate, 1,5 milioni di banane, e tanti altri alimenti per un
totale di 8 milioni di tonnellate annue.
Inoltre, le promozioni e le offerte speciali inducono i consumatori
all’acquisto eccessivo di cibo deperibile, che si aggiunge agli sprechi
domestici. Analoghe analisi sono state fatte dalla FAO, che ha stimato che in
Europa e Stati Uniti il consumatore medio spreca 100 chili di cibo l’anno,
contro i 10 chili del consumatore asiatico: i consumatori dei paesi ricchi
sprecano ogni anno 100 milioni di tonnellate di cibo (superiore all’intera
produzione dell’Africa Nera); in Italia, la stima parla di 57 miliardi di euro
di cibo acquistato e gettato (che sfamerebbe 44 milioni di persone); in USA, si
stima che il 40% del cibo venga gettato.
La spazzatura è la metafora del mondo
di sopra, che spreca, e di quello di sotto, che è affamato.
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