Nel 2016 saranno in scadenza 30 miliardi di euro di
obbligazioni di società italiane, cui si aggiungeranno 17 miliardi nel 2017;
una piccola frazione dei 900 miliardi di euro di titoli in scadenza fra il 2016
ed il 2019 in tutta Europa. Molte imprese hanno avviato operazioni di
riacquisto (buy-back) sostituendo le vecchie emissioni con nuove, a tassi
inferiori, ed è possibile che questo trend continui nei prossimi mesi, vista la
attuale “calma” sui mercati. Il QE della BCE (con la liquidità immessa nel
sistema bancario a tassi contenuti) ha frenato le emissioni di bond, in
particolare per la parte bassa dei rating: per emittenti B la cedola è stata al
7% negli ultimi anni: è quindi aumentato il ricorso al credito bancario a tassi
inferiori, con un +50% rispetto allo stesso periodo del 2014, per questa
tipologia di società. Da inizio 2015, la metà delle emissioni corporate si deve
ai c.d. “emittenti seriali”, che ricorrono in modo sistematico al mercato del
bond, con volumi medi all’emissione di 800 milioni (tagli fra 100 e 500 milioni
sono stati meno presenti: 8 bond, contro 22 e 36 negli stessi periodi 2014 e
2013). Nelle previsioni delle agenzie di rating, questo scenario durerà nei
mesi a venire, tenuto conto della ampia differenza fra costo dell’indebitamento
bancario e dei bond, più elevato.
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