Dal 2010, il governo di Sua Maestà ha ridotto
la spesa pubblica di 98 miliardi di sterline, e prevede di proseguire nel
commendevole sforzo di dare esecuzione al motto “un paese che vive dei propri
mezzi”, ricordandoci quotidianamente che non esistono soldi dello stato, ma
solo soldi dei contribuenti. Entro il 25 novembre 2015, si darà esecuzione ad
una ulteriore “spending review” con un piano di azione di 37 miliardi di
sterline (53 miliardi di euro), nel prossimo biennio. L’obiettivo dichiarato è
“eliminare il deficit per arrivare ad un avanzo entro il 2020 e riportare il
paese a vivere entro i propri mezzi. Sanità pubblica e sicurezza restano le
priorità in cui investiremo (…) altrove bisogna ritrovare risparmi”, secondo il
cancelliere dello Scacchiere. Riecheggiano parole chiare: “con una buona
gestione della spesa pubblica possiamo dare di più con meno”. La riduzione del
debito pubblico (oggi all’81% del PIL) si avvarrà della cessione delle (ultime)
quote nella banche Lloyds Group (pari al 13%) e RBS, e soprattutto della
cessione di terreni pubblici, che avrebbero un valore di almeno 300 miliardi di
sterline, con il ministero della Difesa proprietario dell’1% di tutto il
territorio britannico. Con queste manovre, si dovrebbe esaurire la
disponibilità di attivi suscettibili di valorizzazione.
Un confronto con il Belpaese lascia doppiamente stupiti: della efficienza britannica e della insipiente incapacità italica.
Un confronto con il Belpaese lascia doppiamente stupiti: della efficienza britannica e della insipiente incapacità italica.
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