Negli ultimi 3 anni, il credito agrario, destinato al
sostegno delle imprese agricole, ha visto gli impieghi crescere da 43,5
miliardi di euro (2012) a 44,4 miliardi (2014); secondo l’Osservatorio sul
credito ISMEA è aumentato il numero delle imprese agricole che hanno chiesto
finanziamenti, passate dal 18,3% del 2013 al 25,3% del 2014, con una percentuale
di approvazione delle domande dell’85,8%, con una componente del medio-lungo
termine al 40% delle erogazioni. Ma gli interessi medi sui prestiti sono
superiori di quelli di altri settori produttivi, con i finanziamenti “auto
liquidanti” (anticipi a breve termine) che presentano un interesse medio del 5%
contro il 4,2% del sistema; un dato negativo che si aggiunge a quello, ben più
pesante, del livello delle sofferenze, cresciute al 13% degli impieghi (il dato
più alto degli ultimi 20 anni), con picchi del 20% in alcune aree geografiche;
in totale, si tratta di 5,6 miliardi, per 18.000 imprese in difficoltà; e quasi
1 impresa su 5 presenta situazioni di crisi di liquidità, in particolare nel
settore lattiero. Nel complesso, la qualità del credito è peggiorata, ed i
costi finanziari ne danno immediata evidenza. Le imprese hanno difficoltà a
rispettare i termini dei finanziamenti a medio-lungo termine (assunti per
sostenere investimenti nel rinnovo di impianti, macchinari, produzioni
agricole).
Che sia a “km 0”, “bio” o tradizionale, l’agricoltura italiana è lo
specchio infelice del Belpaese.
Nessun commento:
Posta un commento