“” Attualmente gli europei rappresentano poco più del 7% della
popolazione globale; nel 2060 circa questa quota sarà di poco al di
sopra del 5%. “In 50 anni ci saranno circa 500 milioni di europei e 500
milioni di americani, e tra gli 8 e i 9 miliardi saranno i cittadini di
altre regioni del mondo”. (…) Quel che significhi dal punto di vista
economico lo si può riassumere con il termine “declino” (…): “Un tempo
la metà dei prodotti fabbricati nel mondo proveniva dall’Europa, oggi
sono meno di un quinto. Intorno al 2030, questa è la previsione, sarà a
malapena un decimo. Negli USA l’età media sarà, nel 2050, all’incirca 35
anni, in Europa si aggirerà intorno ai 50 (…). Negli Stati Uniti il
19,3% del reddito loro dei lavoratori sarà impiegato per il pagamento
delle pensioni, in Germania la percentuale sarà quasi doppia, mentre in
Francia sarà il 58,6% (…). L’equazione così spesso citata dalla
cancelliera Angela Merkel, secondo cui l’Unione europea produce a
livello mondiale il 25% di tutti i beni e beneficia della metà di tutte
le prestazioni sociali, non sarà a queste condizioni più valida per
nessuna delle due variabili. Se il numero delle merci prodotte in Europa
cala, verrà inevitabilmente pregiudicata anche la generosità del
sistema sociale degli Stati membri UE. In soli 25 anni nessun singolo
Paese europeo sarà più annoverato tra i global player: il club delle
nazioni più influenti, il cosiddetto G8, sarà composto allora da Stati
Uniti, Cina, India, Giappone, Brasile, Russia, Messico e Indonesia. Già
oggi tutte le altre regioni del mondo realizzano due terzi della
crescita globale, e questo trend è stato ulteriormente acuito dalla
crisi dell’euro. Simili fosche previsioni non dovrebbero avvicinare gli
Stati membri UE, anzi compattare le loro forze? “”
“Salviamo l’Europa”, George Soros con Gregor Peter Schmitz, pag. 138-139, 2014.
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