“” La vera saggezza dei sovrani consiste nel fare il bene del loro
Stato (…) non è sufficiente che compiano azioni brillanti per soddisfare
la loro ambizione e il loro desiderio di gloria (…) devono dare la
priorità alla felicità del genere umano (…) Il mondo sarebbe felice se
non vi fossero altri sistemi che la negoziazione per mantenere la
giustizia e per ristabilire la pace e la buona armonia fra le nazioni.
Si potrebbero usare i ragionamenti al posto delle armi, e si
litigherebbe soltanto, invece di sgozzarsi a vicenda; una spiacevole
necessità obbliga i principi a ricorrere a un cammino molto più crudele.
Vi sono occasioni in cui occorre difendere con le armi la libertà dei
popoli che si vogliono opprimere ingiustamente, oppure occorre ottenere
con la violenza ciò che l’iniquità rifiuta alla dolcezza, quando i
sovrani devono affidare la causa della loro nazione alla sorte delle
battaglie. È in uno di questi casi che questo paradosso diviene verità,
che una buona guerra dà e conferma una buona pace.È il motivo della
guerra che la rende giusta o ingiusta. Le passioni e l’ambizione dei
principi spesso offuscano loro la vista, e fanno loro vedere come
desiderabili le azioni più violente. La guerra è una risorsa estrema;
quindi non ci si deve servire della guerra che con grande precauzione e
nei casi disperati, ed esaminare con cura se non vi si è portati per una
questione di orgoglio o per una ragione solida e indispensabile.
Sono
convinto che se i monarchi potessero vedere un quadro vero e fedele
delle miserie che può attirare sui popoli una sola dichiarazione di
guerra, non resterebbero insensibili. La loro immaginazione non è
sufficientemente viva per rappresentare loro al naturale dei mali che
non hanno ancora conosciuto, e al riparo dei quali li mette la loro
situazione. Come subiranno quelle tasse che opprimono i popoli; la
privazione della gioventù del paese che le reclute portano via con sè;
quelle malattie contagiose che distruggono gli eserciti; l’orrore delle
battaglie, e quegli assedi ancora più micidiali; la desolazione dei
feriti che il ferro nemico ha privato di membra, unici strumenti per il
loro lavoro e la loro sussistenza; il dolore degli orfani che hanno
perduto con la morte del padre l’unico sostegno alla loro debolezza; la
perdita di tanti uomini utili allo stato, che la morte falcia anzitempo?
I
principi, che esistono solo per rendere felici gli uomini, dovrebbero
pensarci bene, prima di esporli per cause vane e frivole a tutto ciò che
l’umanità può temere di più.
I sovrani che considerano i loro
sudditi come schiavi, li mettono a rischio senza pietà, e li guardano
morire senza dispiacere; ma i principi che considerano gli uomini come
loro pari, e che vedono il popolo come un corpo di cui loro sono
l’anima, risparmiano il sangue dei loro sudditi.””
(Federico II il Grande re di Prussia, l’Antimachiavelli, cap. XXVI).
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