domenica 21 settembre 2014

Del bene dello Stato.


“” La vera saggezza dei sovrani consiste nel fare il bene del loro Stato (…) non è sufficiente che compiano azioni brillanti per soddisfare la loro ambizione e il loro desiderio di gloria (…) devono dare la priorità alla felicità del genere umano (…) Il mondo sarebbe felice se non vi fossero altri sistemi che la negoziazione per mantenere la giustizia e per ristabilire la pace e la buona armonia fra le nazioni. Si potrebbero usare i ragionamenti al posto delle armi, e si litigherebbe soltanto, invece di sgozzarsi a vicenda; una spiacevole necessità obbliga i principi a ricorrere a un cammino molto più crudele. Vi sono occasioni in cui occorre difendere con le armi la libertà dei popoli che si vogliono opprimere ingiustamente, oppure occorre ottenere con la violenza ciò che l’iniquità rifiuta alla dolcezza, quando i sovrani devono affidare la causa della loro nazione alla sorte delle battaglie. È in uno di questi casi che questo paradosso diviene verità, che una buona guerra dà e conferma una buona pace.È il motivo della guerra che la rende giusta o ingiusta. Le passioni e l’ambizione dei principi spesso offuscano loro la vista, e fanno loro vedere come desiderabili le azioni più violente. La guerra è una risorsa estrema; quindi non ci si deve servire della guerra che con grande precauzione e nei casi disperati, ed esaminare con cura se non vi si è portati per una questione di orgoglio o per una ragione solida e indispensabile.
Sono convinto che se i monarchi potessero vedere un quadro vero e fedele delle miserie che può attirare sui popoli una sola dichiarazione di guerra, non resterebbero insensibili. La loro immaginazione non è sufficientemente viva per rappresentare loro al naturale dei mali che non hanno ancora conosciuto, e al riparo dei quali li mette la loro situazione. Come subiranno quelle tasse che opprimono i popoli; la privazione della gioventù del paese che le reclute portano via con sè; quelle malattie contagiose che distruggono gli eserciti; l’orrore delle battaglie, e quegli assedi ancora più micidiali; la desolazione dei feriti che il ferro nemico ha privato di membra, unici strumenti per il loro lavoro e la loro sussistenza; il dolore degli orfani che hanno perduto con la morte del padre l’unico sostegno alla loro debolezza; la perdita di tanti uomini utili allo stato, che la morte falcia anzitempo?
I principi, che esistono solo per rendere felici gli uomini, dovrebbero pensarci bene, prima di esporli per cause vane e frivole a tutto ciò che l’umanità può temere di più.
I sovrani che considerano i loro sudditi come schiavi, li mettono a rischio senza pietà, e li guardano morire senza dispiacere; ma i principi che considerano gli uomini come loro pari, e che vedono il popolo come un corpo di cui loro sono l’anima, risparmiano il sangue dei loro sudditi.””

(Federico II il Grande re di Prussia, l’Antimachiavelli, cap. XXVI).

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