“”Nel 1910 il mondo appariva ormai economicamente integrato come
mai era avvenuto nella storia. I molteplici mezzi che lo collegavano –
ferrovie, navi a vapore e telegrafi – erano quasi tutti di invenzione e
di proprietà occidentale. L’Occidente rimpicciolì il mondo. Se tutte le
linee ferroviarie degli Stati Uniti fossero state disposte in fila, la
loro lunghezza sarebbe tredici volte quella della circonferenza
terrestre. Era possibile viaggiare da Versailles a Vladivostk in treno. E
costanti miglioramenti nella tecnologia delle navi a vapore (…) resero
nettamente più rapido ed economico l’attraversamento degli oceani. Il
tonnellaggio di registro della Mauretaina (varat nel 1907) era
quarantasei volte quello della Sirius (varata nel 1838), ma la potenza
dei suoi motori era duecentodiciannove volte maggiore, il che le
permetteva di raggiungere una velocità tripla e di attraversare
l’Atlantico, con un carico nettamente più grande, in nove giorni e mezzo
anziché in sedici. Fra il 1870 e il 1910 il costo delle spedizioni
oceaniche si ridusse di oltre in terzo. Spedire una tonnellata di cotone
per treno da Manchester a Liverpool (una distanza di appena 50
chilometri) costava 8 scellini; ma bastavano solo 30 scellini per
spedire la stessa quantità di merce per nave fino a Bombay, vale a dire a
quasi 13.000 chilometri di distanza. L’apertura del Canale di Suez
(1869) e del Canale di Panama (1914) rimpicciolì ulteriormente il mondo,
il primo riducendo di oltre 2 quinti la distanza del tragitto
Londra-Bomby, il secondo tagliando di un terzo i costi di spedizione
dalla costa est alla costa ovest degli Stati Uniti. Alla fine degli anni
Sessanta dell’Ottocento, grazie all’introduzione dei rivestimenti in
guttaperca, si ebbe la possibilità di collocare cavi in fondo al mare e
quindi di inviare telegrammi da Londra a Bombay o a Halifax. Nel 1857 la
notizia dell’ammutinamento indiano aveva impiegato quarantasei giorni
per arrivare a Londra, viaggiando alla velocità di 6 chilometri l’ora.
Nel 1891, la notizia del devastante terremoto di Nobi, in Giappone,
giunse a Londra in un solo giorno, viaggiando a quasi 400 chilometri
l’ora, vale a dire sessantacinque volte più veloce. Anche la manodopera
viaggiava oltreconfine come mai prima d’allora. Fra il 1840 e il 1940,
58 milioni di europei emigrarono nelle Americhe, 51 milioni di russi in
Siberia, Asia centrale e Manciuria, e 52 milioni di indiani e cinesi in
Asia sudorientale, in Australasia o nelle regioni dell’oceano Indiano.
Circa 2 milioni e mezzo di emigranti dell’Asia meridionale e orientale
si trasferirono nelle Americhe. Nel 1910, negli Stati Uniti un abitante
su sette era di nascita straniera, una cifra mai più sorpassata. Il
capitale stesso viaggiava senza confini. La Gran Bretagna era il
banchiere del mondo, ed esportava ovunque enormi quantità di denaro. (…)
All’apice dei periodi di boom degli investimenti oltreoceano (nel 1872,
1887 e 1913), il surplus di conto corrente britannico superava il 7 per
cento del PIL. Le imprese britanniche erano pronte a esportare non
soltanto il cotone, ma anche i macchinari per tesserlo e i capitali
necessari per acquistarlo.””
Niall Ferguson, Occidente, pagg. 253-254
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