Il FMI, a livello mondiale, calcola nel 5% l’aliquota della tassa su immobili e terreni, nel 20% quella sui consumi (e.g., IVA), nel 24% quella sui redditi (e l’Italia svetta con ben oltre il doppio). Negli USA essa pesa per il 17% di tutte le tasse governative, in Inghilterra e Canada per il 12%, per scendere al 2% in Germania ed Italia; in Australia ed Inghilterra essa è la sola forma di tassazione per la PA locale.
L’OCSE ritiene che essa sia più stabile di quella su reddito e lavoro (a crescente mobilità transfrontaliera) e che essa limiti meno la crescita economica di quanto fanno le tasse su reddito e consumo, in particolare in paesi emergenti a forte urbanizzazione ed “economia informale”.
L’ostilità verso di essa è legata al fatto che essa è facile da calcolare e difficile da evadere; ostilità che viene facilmente corroborata quando soffia un venticello di populismo, più forte in tempi di crisi.
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