L’associazione delle 209 federazioni nazionali di calcio ha sede a
Zurigo e per la legge svizzera è una organizzazione “non profit” i cui
utili sono esenti da tassazione.
Negli anni la FIFA ha accumulato un tesoretto, esente da tasse, che
ammonta a 1.400 milioni di dollari; i dati dell’esercizio 2013 mostrano
un fatturato di 1,400 milioni di dollari ed un utile di 72 milioni; ma
gli anni importanti sono quelli in cui si svolgono i campionati
mondiali, quando la voce dei ricavi “schizza” grazie ai diritti
televisivi: 1,200 milioni nell’anno dei mondiali in Germania (2006),
1,800 milioni nell’anno del Sudafrica (2010) con un +50%, sino a 2,300
milioni per i mondiali 2014 in Brasile, con +28% sul 2010.
Ogni anno la FIFA spende oltre 240 milioni per mantenere la propria
struttura, meno di 180 milioni per promuovere il calcio nel mondo, 340
milioni destinati alle squadre che partecipano alle competizioni.
Una struttura poco trasparente, gestita da una gerontocrazia elevata a
sistema, sostenuta dalle federazioni nazionali (anch’esse altrettanto
opache, ma in compenso molto meno ricche), che ha sede in un paese che
ne consente una totale esenzione fiscale sugli utili, e siede su una
liquidità debordante.
C’è molto da rivedere, direbbe un tifoso della libertà economiche.
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