domenica 20 settembre 2015

Il deficit di bilancio del Piemonte.



In tempi di “spending review”  il “maxi-buco” della regione piemontese irrompe sul tavolo del governo; nell’ottobre 2014 la Corte dei Conti ha rilevato che il deficit della regione nel consuntivo 2013 non era di 365 milioni (come dichiarato dalla giunta allora al comando) ma di 5.200 milioni; la differenza era dovuta all’utilizzo (bocciato dalla Corte Costituzionale) da parte della regione di 2.250 milioni dei fondi “sblocca debiti” (che dovevano servire a pagare vecchi debiti di fornitura iscritti in bilancio alla voce “residui”) utilizzati per sostenere nuove spese correnti (contrarie all’art 119 della Costituzione che vieta di indebitarsi per finanziare spesa corrente); e per l’iscrizione fuori bilancio di altri 2.300 milioni di debiti, che invece dovevano esservi iscritti. Contravvenendo alla vulgata della “frugalità sabauda”, il Piemonte ha continuato per anni a spendere molto più di quanto fosse possibile, con un uso non corretto dei fondi che nel 2014 il MEF aveva anticipato alle regioni per sanare vecchi debiti coi fornitori. Questi fondi, che devono essere restituiti (e la risposta al “come” viene prima del “quando”), non dovevano cambiare i risultati di bilancio (come invece fatto dal Piemonte) ed ora tocca al governo risolvere il problema che non è limitato al Piemonte ma coinvolge altre regioni che hanno avuto accesso a complessivi 20.000 milioni di fondi “sblocca debiti” (come il Lazio, che ha beneficiato di 8.700 milioni di trasferimenti). La corsa del debito a tutto gas, questa volta, rischia di finire contro il muro.

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