lunedì 28 settembre 2015
Integratori americani.
La metà degli statunitensi consuma regolarmente integratori alimentari con l’obiettivo, ottimistico, di aiutare cuore, ossa, intestino ed altri organi vitali, restare in forma e rinviare l’appuntamento con bilancia e vecchiaia. Un ottimismo che dà slancio ad una industria che nel 2014 ha fatto vendite record di 25 miliardi US$ (fonte: Euromonitor) ed a livello mondiale 90 miliardi US$. Un successo basato sull’assunzione che “pillole”, tisane, erbe, prodotti omeopatici abbiano qualcosa di magico e che i loro componenti portino i benefici sperati. Negli USA è da tempo partita una seria riflessione sulla qualità degli ingredienti e sulla utilità di integrare una dieta che è molto più ricca, se non migliore, di secoli fa e di quella di popolazioni del mondo meno fortunate. La Food and Drug Administration (FDA) non fa un controllo preventive sugli integratori, prima del loro lancio sul mercato; non richiede una combinazione massima di integratori in una singola formulazione; non limita la loro “pubblicità”, con le aziende che si peritano di inserire proclami come “aiuta il benessere del vostro cuore” o “aiuta a prevenire il deperimento osseo” ma non hanno l’obbligo di specificare i risultati di test clinici sull’efficacia dei loro integratori.
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