Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio su AdviseOnlyBlog in data 29.9.2015.
La politica
agricola comune (PAC) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza: oggi impegna
circa il 35% del bilancio dell'Unione europea (era il 70% negli anni Settanta); la Comunità ha il
compito di promuovere, mediante l'instaurazione di un mercato comune e il
graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli stati membri, uno “sviluppo
armonioso” delle attività economiche, attraverso le azioni di:
- Abolire i dazi doganali tra gli stati membri;
- Istituire tariffe doganali e politiche commerciali nei confronti degli stati terzi;
- Eliminare gli ostacoli tra gli stati membri di capitali, servizi e persone;
- Instaurare una politica comune nel settore dei trasporti e in quello dell'agricoltura;
- Agire tramite un Fondo sociale europeo e una Banca europea, per promuovere gli investimenti.
per raggiungere 2 obiettivi:
- Soddisfare gli agricoltori grazie al prezzo di intervento: il prezzo minimo garantito per i prodotti agricoli stabilito dalla CEE, oggi UE, prevedendo che il prezzo delle produzioni non potesse scendere al di sotto di quello di intervento;
- Orientare le imprese agricole verso una maggiore capacità produttiva (limitando i fattori della produzione, aumentando lo sviluppo tecnologico e utilizzando tecniche agronomiche migliori).
La
politica agricola comune presenta quindi 3 dimensioni: sostegno al mercato, sostegno al reddito, sviluppo rurale.
Sostegno
del mercato e sostegno al reddito sono finanziate esclusivamente dal bilancio
dell’UE, mentre la dimensione dello sviluppo rurale si basa sulla
programmazione pluriennale ed è cofinanziata dagli Stati membri.
A seguito
della riforma del 2013, per beneficiare del diritto agli aiuti al reddito, gli
agricoltori sono tenuti ad adottare metodi agricoli rispettosi dell’ambiente: mantenere
delle superfici prative permanenti (l’erba assorbe l’anidride carbonica,
contribuendo in tal modo a combattere i cambiamenti climatici), avere un numero
minimo di colture, gestire almeno il 5 %
dei seminativi (la cosiddetta «area d’interesse ecologico») con metodi che
promuovono la biodiversità. Il
programma PAC per gli anni 2014-2020, presentato nel novembre
2013, prevedeva che l'agricoltura europea potesse contare su 408,3 miliardi (il
38% del bilancio UE), poi rivisti al
ribasso a 362,8 miliardi di euro. Gran
parte dei nuovi fondi saranno erogati sotto forma di aiuti diretti al reddito agli agricoltori che si impegneranno a
rispettare i nuovi vincoli ambientali a tutela del paesaggio e del benessere
animale. Il resto (circa 90 miliardi) finanzierà la politica di sviluppo rurale. All' Italia per il periodo 2014-2020 sono assegnati 41,2 miliardi, cui lo stato italiano aggiungerebbe 10,4 miliardi di
co-finanziamento.
In concreto, la riforma
della PAC prevede una riduzione delle risorse
UE sino al 30%. Per
mitigarne gli effetti, i singoli stati potranno far confluire gli aiuti su
singoli “settori
strategici”: l’Italia indica allevamenti,
uliveti (l’Italia rappresenta il 17% della
produzione mondiale ma oltre il 30% del consumo di olio,
risultando quindi un importatore netto) e riso
(una commodity che vede l’Italia terzo produttore in Europa, con oltre 4.000
aziende agricole).
Una valutazione dell’esperienza pluriennale della PAC è nel complesso
negativa, avendo essa finanziato la creazione e/o il mantenimento di “muri
protettivi” per molte produzioni nazionali di paesi ricchi, sussidiate dai
fondi europei, senza favorire efficienze di mercato, il tutto a spese del
contribuente europeo; una situazione che è peggiorata con l’allargamento del
numero dei paesi UE, richiedendo ulteriori sostegni per le produzioni meno
efficienti dei nuovi entranti; e che sta subendo l’apertura alla importazione
di commodity alimentari (come il riso dai paesi dell’Estremo Oriente) da paesi
terzi, meno ricchi e quindi con costi di produzione inferiori. Il consumatore
europeo sopporta i costi della PAC, ma non beneficia di prodotti migliori ed a
prezzi contenuti. La PAC è allora paragonabile al “nodo gordiano” difficile da
sciogliere, come hanno avuto modo di verificare generazioni di politici,
imprenditori agricoli, allevatori ed agricoltori.
Fonte:
Gruppo 2013, la Pac 2014-2020, Le decisioni dell’Ue e le scelte
nazionali. Per guardare il grafico ingrandito cliccare qui
Nessun commento:
Posta un commento