In Germania si narra che per esser presi seriamente sul lavoro, questo deve
iniziare per “e” e finire con “ngineering”; l’”hardware” tedesco è famoso ed
apprezzato, ma la nuova frontiera della produzione si gioca sulla capacità di
far dialogare le macchine fra loro, e per farlo ci vuole il “software”. “Corporate
Germany” sente il fiato sul collo di “Corporate America” che prende le
sembianze di Google, Apple e simili. La Germania, sotto la guida del governo,
ha lanciato “Industrie 4.0”, un programma di politica industriale che vede
industria (ed in particolare “Mittelstand”, le imprese a proprietà familiare di
medie dimensioni che sono il “cuore” dell’industria tedesca), università,
amministrazione pubblica unite per creare la fabbrica del futuro col supporto
della tecnologia “soft”. Un analogo programma è nato negli USA: è Industrial Internet Consortium/ IIC
che cerca di coordinare l’utilizzo di nuove tecnologie e di cui fanno parte
imprese private, quali IBM, GE, e 200 imprese USA, giapponesi, ed anche tedesche.
In gioco c’è anche il futuro della industria manifatturiera tedesca che occupa
15 milioni di persone, circa 1/3 di tutta la forza-lavoro tedesca; entro il
2020 Industrie 4.0 si attende di completare investimenti per 45 miliardi US$,
pari alla metà di tutti gli investimenti dell’industria germanica (fonte: PWC);
a livello globale, gli investimenti nell’ “internet della produzione”, oggi
pari a 20 miliardi US$, nel 2020 saranno 500 miliardi US$ (fonte: Wikibon). ““Negli
USA vogliono compiere molti piccoli passi, il più rapidamente possibile; in
Germania, lo sforzo è molto più teoretico: trovare prima il modello “giusto” e
poi implementarlo””.
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