domenica 21 settembre 2014

7, 25, 50: i tre numeri europei.


“” Attualmente gli europei rappresentano poco più del 7% della popolazione globale; nel 2060 circa questa quota sarà di poco al di sopra del 5%. “In 50 anni ci saranno circa 500 milioni di europei e 500 milioni di americani, e tra gli 8 e i 9 miliardi saranno i cittadini di altre regioni del mondo”. (…) Quel che significhi dal punto di vista economico lo si può riassumere con il termine “declino” (…): “Un tempo la metà dei prodotti fabbricati nel mondo proveniva dall’Europa, oggi sono meno di un quinto. Intorno al 2030, questa è la previsione, sarà a malapena un decimo. Negli USA l’età media sarà, nel 2050, all’incirca 35 anni, in Europa si aggirerà intorno ai 50 (…). Negli Stati Uniti il 19,3% del reddito loro dei lavoratori sarà impiegato per il pagamento delle pensioni, in Germania la percentuale sarà quasi doppia, mentre in Francia sarà il 58,6% (…). L’equazione così spesso citata dalla cancelliera Angela Merkel, secondo cui l’Unione europea produce a livello mondiale il 25% di tutti i beni e beneficia della metà di tutte le prestazioni sociali, non sarà a queste condizioni più valida per nessuna delle due variabili. Se il numero delle merci prodotte in Europa cala, verrà inevitabilmente pregiudicata anche la generosità del sistema sociale degli Stati membri UE. In soli 25 anni nessun singolo Paese europeo sarà più annoverato tra i global player: il club delle nazioni più influenti, il cosiddetto G8, sarà composto allora da Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Brasile, Russia, Messico e Indonesia. Già oggi tutte le altre regioni del mondo realizzano due terzi della crescita globale, e questo trend è stato ulteriormente acuito dalla crisi dell’euro. Simili fosche previsioni non dovrebbero avvicinare gli Stati membri UE, anzi compattare le loro forze? “”

“Salviamo l’Europa”, George Soros con Gregor Peter Schmitz, pag. 138-139, 2014.

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