domenica 21 settembre 2014

Europa pre-industriale ed Impero Ottomano: Autorità della Ragione o della Religione?



““(guardando al Seicento) (..) la Rivoluzione scientifica, se esaminata secondo parametri seriamente scientifici, risulta essere stata interamente eurocentrica. Una proporzione straordinariamente elevata di figure chiave (circa l’80 per cento) proviene dall’interno di un esagono segnato dalle città di Glasgow, Copenaghen, Cracovia, Napoli, Marsiglia e Plymount; e quasi tutte le altre sono nate in località a non più di 150 chilometri di distanza da quest’area. In stridente contrasto, nell’Impero ottomano, per tutto il corso di questo periodo, non si ebbe alcun tipo di progresso scientifico. La migliore spiegazione di tale differenza sta nell’illimitata autorità esercitata dalla religione nel mondo musulmano. Verso la fine dell’XI secolo, illustri e influenti religiosi islamici iniziarono a sostenere che lo studio della filosofia greca non era compatibile con gli insegnamenti del Corano. Si considerava addirittura blasfemo affermare che l’uomo fosse in grado di concepire e comprendere i modi in cui Dio operava, che Egli poteva comunque cambiare a propria discrezione. (…) Sotto la pressione dei religiosi, lo studio dell’antica filosofia venne ostacolato, i libri bruciati e i cosiddetti liberi pensatori perseguitati; le mandrase iniziarono a concentrarsi in misura sempre maggiore sullo studio esclusivo della teologia, proprio quando le università europee stavano espandendo enormemente l’orizzonte delle proprie materie di studio e ricerca. Il mondo musulmano si oppose alla stampa. Per gli ottomani, la scrittura era una cosa sacra: si aveva un vera propria devozione religiosa per il calamo, e il gusto per l’arte della calligrafia prevaleva sulla fredda meccanicità dello stampa. “”L’inchiostro dello studioso”” si proclamava “”è più santo del sangue dei martiri””. Nel 1515 un decreto del sultano Selim I comminava la condanna a morte per chiunque fosse stato scoperto a utilizzare la stampa. Questa incapacità di conciliare l’Islam con il progresso scientifico avrebbe avuto conseguenze disastrose. Mentre un tempo erano stati fonte di idee e ispirazioni per gli studiosi europei, ora gli scienziati musulmani si trovarono tagliati fuori dai più recenti sviluppi della ricerca scientifica. Se è vero che la Rivoluzione scientifica è stata generata da una rete, da un network, allora si può dire che l’Impero ottomano era offline, non collegato. L’Unico libro occidentale tradotto in una lingua mediorientale fino alla fine del XVIII secolo è stato un testo di medicina dedicato al trattamento della sifilide.””

(Niall Ferguson, Occidente, pg. 92-93)

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