lunedì 22 settembre 2014

La Flotta Europea.


La flotta dei Paesi membri della UE conta su 23.000 unità per una portata complessiva di 430 milioni di tonnellate: il 60% delle navi container ed il 43% delle petroliere che solcano i mari del mondo; 590.000 occupati; 56 miliardi di fatturato, con un PIL per dipendente di 88.000 euro (contro una media di 53.000 euro pro-capite a livello di tutti i settori UE); le 3 principali compagnie del mondo sono europee (la danese Maersk, l’italiana MSC, la francese CGA-CGM) che insieme controllano il 60% delle movimentazioni; il settore è cresciuto del 70% in tonnellaggio fra il 2005 ed il 2014.
Un’Europa marittima che viaggia a velocità doppia rispetto a quella terrestre. La risposta sembra essere duplice: fisco ed internazionalizzazione. Sul fronte fiscale, la UE ha ceduto al “dogmatismo” consentendo i registri internazionali marittimi, che permettono “condizioni di ingaggio” degli equipaggi competitivi con quelli concorrenti; ed ha agevolato l’applicazione della “tonnage tax”, una tassa forfettaria commisurata al tonnellaggio delle navi e non a livelli di fatturato od utili prodotti.
Come risultato, le flotte europee si sono “riposizionate” sui mari internazionali, le compagnie hanno investito nel rinnovo delle flotte, si è sviluppato il “re-flagging” che è il ritorno sotto bandiera comunitaria di navi prima immatricolate in “Paesi di convenienza”. La UE è diventata una “concentrazione dello shipping internazionale”.
“Immagina; puoi”.

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