lunedì 22 settembre 2014

La Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze.


Nata nel 1957 come Scuola Tributaria Centrale Enzo Vanoni, la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze è l’emblema dell’auto-referenzialità e dello spreco della Pubblica Amministrazione.
Un breve viaggio nella sua storia recente aiuta a comprendere quanto pervasivi siano presenza e potere dei funzionari pubblici: nel settembre 2000 con decreto MinFinanze n.301 la Scuola viene messa alle dirette dipendenze del ministro ed a rettore, pro-rettore e professori viene conservato “il trattamento economico (..) relativo alla qualifica posseduta presso l’amministrazione di provenienza incrementato da un ulteriore trattamento economico”; “i professori inquadrati acquisiscono, ad ogni effetto, lo stato giuridico e le funzioni di professori ordinari, con salvezza delle procedure di avanzamento di carriera”.
A tempo indeterminato.
Nel luglio 2004, con decreto del rettore approvato dal ministro pro-tempore, i compensi corrisposti a rettore, pro-rettore e professore, capi dipartimento e docenti ordinari vennero “rideterminati” in aumento.
La Scuola, nelle parole dell’attuale rettore, diviene “un’assicurazione sulla vita” di alti burocrati. A poco vale invocare “vigilanza, vigilanza, vigilanza.
Bisogna controllare le scuole e controllare le spese” se proprio i soggetti che dovrebbero controllare (i funzionari dello stato) se ne fanno fonte di allegra baldoria, per di più eterna.

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