domenica 21 settembre 2014

L’Italia non è un paese per orsi.



La stima dei responsabili dei parchi dell’Adamello e del Gran Sasso è che in Italia vi siano meno di 100 orsi bruni, equamente divisi fra l’area trentina e quella abruzzese (orso marsicano); l’orso era a rischio di estinzione all’inizio degli anni Novanta nelle aree del nord, e la sua presenza venne ripresa con l’inserimento di alcuni orsi dalla Slovenia. "Si tratta di una cifra nettamente al di sotto della soglia di sopravvivenza - spiega il presidente del Parco del Gran Sasso - e per questo siamo molto preoccupati per il futuro di questo esemplare". "Nel periodo dal 1980 al 2003 le uccisioni violente (bracconaggio e caccia) di orsi marsicani sono state 56 con una media annua di 2,5 morti. Nel periodo 2004-2010 le morti accertate sono state 13 con una media annua di 1,7”. 
Gli orsi bruni raggiungono la maturità sessuale dopo i 4 anni d’età. Si accoppiano generalmente nel periodo compreso tra maggio e giugno e danno alla luce da 1 a 4 piccoli (più frequentemente 2), dopo un periodo di gestazione che può durare da 6 a 8 mesi. In genere le femmine procreano per la prima volta a 5-7 anni d’età e fra un parto e l’altro fanno passare dai 3 ai 4 anni. La vita media del plantigrado è di 20 anni circa, con punte eccezionali sino ai 30.   Gli orsi devono muoversi su aree estese per trovare in tutte le stagioni il cibo di cui hanno bisogno: aree tranquille per il riposo diurno e siti adatti allo svernamento ed alla riproduzione;  ne consegue che l’”home range” di un orso può raggiungere diverse centinaia di chilometri quadrati e può includere diverse tipologie ambientali:  zone di fondovalle, aree montuose di alta quota e anche zone antropizzate, utilizzate queste ultime soprattutto come aree di transito. 
Solitamente gli orsi vivono a densità molto basse (2-3 orsi adulti ogni 100 chilometri quadrati). 
In passato l’orso bruno era presente su tutto l’arco alpino, ma la distribuzione e la consistenza della specie iniziarono a contrarsi notevolmente a partire dal XVIII secolo, fino alla sua quasi definitiva scomparsa in tutta la porzione centro-occidentale delle Alpi italiane avvenuta nella prima metà del '900. 
Si replica.

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