mercoledì 23 dicembre 2015

Compravendita di "buoni CO2".





La Environmental Protection Agency (EPA) statunitense prevede che i costruttori di auto “virtuosi” le cui autovetture emettono CO2 a livelli inferiori a quelli previsti dalle norme USA possano vendere tali “crediti” (c.d. “regulatory credits”) alle case automobilistiche le cui autovetture inquinano di più. La formula per il calcolo dei regulatory credits tiene conto di quantità di autovetture vendute, loro tipologia (pick-up e SUV inquinano di più), eventuali modelli elettrici od ibridi, accorgimenti per la riduzione dei consumi ( come gli “start&stop”). Secondo l’EPA, la casa più virtuosa è (ovviamente) la Tesla, che produce solo autovetture elettriche e può quindi “vendere” i suoi crediti, cosa che ha fatto nel 2014 incassando 216 milioni US$; seguono le giapponesi Toyota, Honda e Nissan; FCA ha indicato nel suo bilancio a fine settembre 2015 di avere crediti per 545 milioni US$ (acquistati sul mercato), inseriti fra le attività immateriali ammortizzabili su 7 anni, peraltro non compensati nel periodo di osservazione EPA. Analogo acquisto è stato fatto da Mercedes. Il valore medio di emissioni rilevato dall’EPA nel periodo di osservazione (settembre 2013 - agosto 2014) è di 294 grammi/miglio, superato da GM (288), Ford (289) FCA (309); BMW ha fatto meglio (circa 260 grammi/miglio); i risultati di VW sono stati eliminati dal report EPA a seguito del “dieselgate affair”.


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