domenica 27 dicembre 2015

L'uomo romano: il contadino.



Nel II secolo a.C. si verificarono cambiamenti fondamentali nelle condizione della classe contadina, in conseguenza delle grandi conquiste mediterranee. Il processo portò infatti a una fondamentale “modernizzazione” delle strutture sociali ed economiche: Roma cominciò ad assomigliare ai paesi ellenistici più sviluppati. (…) 
Quali furono le cause di questa crisi? (…) 
Anzitutto il servizio militare, che allontanava i contadini dai campi e li teneva a lungo fuori dei confini dell’Italia. Se il pater familias restava per molti anni lontano, la sua azienda finiva fatalmente per decadere per mancanza di controllo e per carenza di manodopera. Inoltre, quando tornava, era ormai disabituato al duro lavoro dei campi. (…). 
Era anche possibile sopravvivere (a Roma) usufruendo di distribuzioni di cereali a basso prezzo o (successivamente) gratuite, facendosi mantenere dai patroni. Scrive Sallustio: “”I giovani che prima avevano tollerato la povertà guadagnandosi di che vivere con il lavoro delle loro braccia, allettati dalle distribuzioni pubbliche e private, preferivano l’ozio in città a un lavoro ingrato”” (La congiura di Catilina, 37, 6). Ma Roma attraeva anche con il suo stile di vita: “”I contadini hanno abbandonato la falce e l’aratro e preferiscono usare le mani per applaudire al teatro o al circo piuttosto che per mietere o vendemmiare”” (Varrone, L’agricoltura, 2, pref. 4). 
Un’altra causa era la concorrenza della grande proprietà terriera, concentrata nelle mani dei senatori, dei cavalieri e delle aristocrazie locali. (…). 
L’esodo massiccio dei contadini verso le città ebbe conseguenze molto gravi per la Repubblica romana anche sotto il profilo militare: il reclutamento divenne infatti sempre più difficile.””.

L’uomo romano, Il contadino, pagg. 224-225. 1989.

Nessun commento:

Posta un commento