domenica 20 dicembre 2015

Tutta colpa dell'età.



Gli economisti --che secondo un antico detto hanno previsto 10 delle ultime 3 crisi mondiali – non riescono a trovare una buona ragione che determina la fase deflazionistica; nonostante bassa inflazione e bassi prezzi sembrino accettabili ed auspicabili, essi sono causa di bassa crescita di salari e profitti, rendono più difficile il rimborso dei debiti (poiché bassa od assente inflazione non erode il loro valore nominale), limitano la capacità delle banche centrali di intervenire sulla riduzione dei tassi (già bassi e non comprimibili) per favorire la crescita. 
La causa sembra ora essere stata trovata osservando la storia recente del paese del Sol Levante: si chiama demografia. L’invecchiamento della popolazione giapponese iniziata negli anni Novanta ha “scatenato le forze della deflazione” riducendo aspettative di crescita, mettendo a repentaglio le finanze pubbliche, facendo affidamento sulla capacità di spesa per consumi di una popolazione sempre più anziana che basa la sua capacità di spesa sul risparmio (passato) e non sui redditi come farebbe la fascia di popolazione più giovane. 
La popolazione giapponese compresa fra 15 e 64 anni è crollata da 87 milioni a metà anni Novanta a 77 milioni nel 2015 (fonte OECD): meno persone in grado di comprare casa, prodotti, servizi, mettendo così un serio freno alla capacità espansiva e di crescita del paese e della sua economia; nelle parole del FMI, ci sono “sostanziali pressione deflazionistiche derivanti dall’invecchiamento della popolazione” e questo avviene non solo in Giappone ma anche in altre nazioni con una popolazione in via di invecchiamento, od in diminuzione.

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