sabato 19 dicembre 2015

Sistemi di garanzia dei depositi: siamo dinanzi all’ennesimo “depistaggio”?





L'assicurazione dei depositi costituisce, accanto all'attività di vigilanza e al meccanismo di credito di ultima istanza, una delle componenti fondamentali su cui si fonda la rete di sicurezza tesa ad assicurare la stabilità del sistema bancario. 

I sistemi di garanzia dei depositi sono disciplinati a livello europeo da specifiche Direttive, recepite dall’Italia. 

In Italia, tale compito è svolto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), supervisionato dalla Banca d'Italia; FITD  è un consorzio istituito nel 1987 al quale tutte le banche italiane (NOTA: a eccezione delle banche di credito cooperativo che hanno comunque una garanzia "gemella") sono obbligate ad aderire assieme alle banche extracomunitarie che hanno filiali in Italia (a meno che queste non partecipino a un sistema di garanzia nel proprio Paese di origine). Per le banche comunitarie non c'è nessun obbligo e partecipano soltanto su base volontaria. Al FITD aderiscono 259 banche (sulle 678 banche censite).

Sono oggetto della tutela del FITD i conti correnti, i conti deposito (anche quelli vincolati), gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi (non quelli al portatore), sino alla somma di 100.000 euro, soglia valida in tutta l'Unione europea (anche se può variare, in singoli paesi, la nozione di deposito oggetto della copertura. Oltre al FITD sino al ottobre 2013 era presente la garanzia statale. (Per un approfondimento sul “bail-in” e le sue implicazioni si rinvia ad altro articolo sul tema, già pubblicato).

Per "fondi rimborsabili" si intendono la massa totale dei depositi presenti nelle filiali degli istituti italiani (escluse le Bcc che hanno il loro fondo di tutela autonomo e gemello) delle persone fisiche e delle imprese. Il meccanismo del consorzio prevede che le banche versino i loro contributi soltanto in caso di necessità ("ex post") a chiamata entro 48 ore. L'impegno oscilla tra lo 0,4% e lo 0,8% dei fondi rimborsabili di tutte le consorziate.

Le modalità di rimborso prevedono che sia effettuato entro 20 giorni (prorogabile eccezionalmente di altri 10 giorni) dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta della banca, a cura del FITD.



Prima dell’intervento sulle “4 banche” (B. Marche, B. Pop. dell’Etruria, CariChieti, CariFerrara), all'inizio degli anni Novanta il FITD è intervenuto a favore dei clienti dell'istituto friulano Banco di Tricesimo (conclusasi con un esborso di 450.000 euro), nel 1997 con un intervento di  1.000 miliardi di lire (poco meno di 500 milioni di euro) per la crisi Sicilcassa, poi ceduta al Banco di Sicilia; nel 2010 vi fu un intervento relativo allo "spezzatino" di Banca Mb (intervento: 40 milioni) e per la crisi di due piccoli istituti: la Popolare Valle d'Itria e Magna Grecia (5,5 milioni) e Ber Banca (il Banco emiliano romagnolo: 16 milioni); nel 2011 si intervenne nella soluzione della crisi della Banca di Girgenti e della Cassa di Risparmio di Prato.

Per adeguare la situazione italiana alle norme europee, il FITD ha modificato il proprio approccio riguardo le coperture bancarie, affiancando al regime attuale, che prevede l'accantonamento contrattuale ex post delle somme che ogni banca deve versare in relazione ai depositi che vanta, un versamento (ex ante) che dovrebbe permettere di costituire una riserva effettivamente disponibile in caso di crisi bancaria. Questa disporrà entro il 2024 di un ammontare pari all'1% dei depositi totali sotto i 100 mila euro, con una quota tra lo 0,4 e lo 0,8% negli anni non a regime.

In Italia, i depositanti "possono dormire sonni tranquilli"? Il FITD ha fondi sufficienti a coprire eventuali "buchi" delle banche nel frattempo dichiarate insolventi?

Per comprendere di che cosa si sta parlando, si osservi la seguente Tabella, tratta dalla Relazione Annuale 2014 di FITD:







 











Nel loro complesso, i depositi rimborsabili (i.e., coperti da 

garanzia)  sono 508.000 milioni, contro 1.660 milioni di euro di 

fondo a garanzia, quindi lo 0,3% dei fondi "rimborsabili":


 












Il sistema bancario ha Sofferenze valutate, attualmente, in circa 300 miliardi di euro, una percentuale sono nell’intorno del 15% dei Prestiti e Finanziamenti erogati, segno della sua fragilità. Appare quindi perlomeno non corretto parlare di “garanzia” sui depositi inferiori ai 100.000 euro. 
A nostro avviso, il FITD non ha fondi sufficienti a coprire in modo adeguato e prudenziale eventuali future insolvenze bancarie, sulla base di corretti principi statistici e prudenziali.



Fino al 2012, il FITD pubblicava la seguente tabella nella quale venivano raggruppati di depositi rimborsabili in base al grado di rischio associato alle banche:






 



Nel 2012 oltre la metà dei depositi erano allocati in banche che lo stesso FITD considerava con un livello di rischio superiore a quello medio,  con il grosso della fetta (197 miliardi di euro) allocata presso istituti con  "Rischio Medio Alto", e addirittura oltre 50 miliardi allocati presso istituti con "Rischio Alto" (43 miliardi) o "Escutibile" (11.1 miliardi). Nel frattempo la situazione del paese e delle banche è peggiorata.





Per completezza, si ricorda che per valutare il rischio alle quali sono esposte le banche consorziate il FITD utilizza 5 indicatori gestionali calcolati su base sia individuale sia consolidata. Uno di questi è l'indicatore di rischiosità A1 (di cui al grafico successivo,) che misura il rapporto tra sofferenze nette e patrimonio di vigilanza, significativamente peggiorato rispetto al 2012:









Ognuno potrà trarre le opportune considerazioni.



Un dubbio amletico: che ci sia “del marcio in Danimarca”?...




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