domenica 6 dicembre 2015

Pozzi di petrolio.


Scorte petrolifere al massimo storico, a 2.900 milioni di barili, circa il 7% sopra la media degli ultimi 5 anni, e pari a 50 giorni di produzione di petrolio dei primi 15 produttori mondiali. La classifica dei principali produttori (stima aggiornata al terzo trimestre 2015) vede al primo posto gli Stati Uniti con 12,78 milioni di barili al giorno, davanti a Russia (11,04 milioni b/b), Arabia Saudita (10,27), Canada (4,32), Cina (4,31), Iraq (4,24), Messico (2,62), Brasile (2,60), Venezuela (2,40). 
Nella classifica della capitalizzazione di borsa delle principali società, svetta la statunitense Exxon (340,9 miliardi US$ di mktcap), seguita dalla cinese Petrochina (241,6 miliardi), l’anglo-olandese Royal Dutch Shell (152,2 miliardi), la francese Total (121 miliardi), l’inglese British Petroleum (71,1 miliardi), la statunitense ConocoPhillips (68,3 miliardi), la brasiliana Petrobas (30,5 miliardi), la russa Gazprom (54,3 miliardi), l’inglese BG group (52,9 miliardi), la norvegese Statoil (49,6 miliardi), le russe Novatek (29,5 miliardi) Lukoil (33,5 miliardi) Tatneft (12,3 miliardi) Rosnet (44,9 miliardi). 
Scendono i prezzi alla trivellazione (dal massimo di 115,06 US$ per il Bret il 16 giugno 2014 ai 44,8 US$ attuali), resistono quelli alle pompe (almeno in Italia, anche per ragioni fiscali), cresce la performance del comparto petrolifero: +16,6% per Gazprom da inizio anno, + 7,6% per Total.

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