lunedì 21 dicembre 2015

Ma Borse e PIL si parlano?




Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio su AdviseOnlyBlog il giorno  21.12.2015.


Si avvicina la fine d’anno e ci si prepara alla lettura di analisi, tabelle, raffronti per comprendere come il 2015 è andato; l’analisi che vi proponiamo mette a confronto un dato rappresentativo di una ricchezza finanziaria, la capitalizzazione di borsa, con la capacità di produrre ricchezza, rappresentata dal Prodotto Interno Lordo (PIL, o GDP), facendo riferimento ai dati storici al momento disponibili.


Il PIL mondiale veleggia intorno ai 77.269 miliardi di US$, e la capitalizzazione di borsa mondiale supera i 75.554 miliardi US$, il 97,8% del PIL; questo rapporto vicino all’unità è una “mezza fotografia”: solo una parte delle imprese mondiali è quotata, molte imprese (in alcuni paesi, la maggioranza in termini di occupazione e di valore della produzione) sono private, spesso a conduzione familiare. Ma osservando con attenzione questa “mezza fotografia” possiamo vedere alcuni particolari interessanti.


Gli Stati Uniti producono il 22,5% del PIL mondiale e le sue 2 borse (NYSE e NASDAQ) rappresentano il 35,3% della capitalizzazione di borsa mondiale: la finanza resta presidio e dominio “yankee”, con la “finanza” (in termini di capitalizzazione di borsa) che “vale” 1,5 volte la sua economia reale (PIL); la Cina corre sia come percentuale sul PIL mondiale (13,4%) che per capitalizzazione: le 2 borse di Shanghai e Shenzhen insieme valgono il 10,3% globale, e se aggiungiamo la borsa di Hong Kong arriviamo al 14,9%. La capitalizzazione delle 2 borse cinesi (le due “S”) oggi rappresenta il 46,2% del PIL. 
Anche se diversi nel loro processo di “finanziarizzazione” (la Cina ancora all’inseguimento degli States), Stati Uniti e Cina sono e saranno sempre più i “2 fratelli maggiori” economici e finanziari, distanziando di molte lunghezze gli inseguitori.

L’Inghilterra, con Londra antica “piazza dei capitali”, si conferma il paese a maggiore “finanziarizzazione”, avendo la borsa di Londra (LSE) un valore di 2,2 volte il PIL nazionale; seppure in discesa, Londra continua a rappresentare l’8,5% dell’intera capitalizzazione di borsa mondiale. E le prime 5 borse mondiali (le 2 USA NYSE e NASDAQ, Londra, Tokyo e Shanghai) insieme pesano per il 56,6% dell’intera capitalizzazione mondiale; le prime 10 (aggiungendo Euronext, Hong Kong, Shenzhen, TMX e Deutsche Borse) fanno il 74,8% della capitalizzazione: il mondo sarà globalizzato, e quello finanziario è molto concentrato.


L’evidenza è che i “grandi capitali”, per una legge fisica, vanno dove ci sono “grandi opportunità” sia in termini di mercati finanziari che mercati economici e di affari.


Ma la capitalizzazione di borsa è un valido indicatore della effettiva capacità di produrre reddito di un paese?


Vediamo alcuni esempi; la Svizzera, un paese piccolo e ricco, produce lo 0.9% del PIL mondiale, e la sua borsa principale (SIX) pesa per il 2,1% della capitalizzazione mondiale. 
All’altro estremo, troviamo il Brasile con un PIL che rappresenta il 3% mondiale (materie prime, agricoltura, acciaio e metalli, petrolio, energia) con una capitalizzazione di borsa che lo “sotto-rappresenta”, restando sotto l’1% della capitalizzazione mondiale, con la borsa che vale il 29,6% del PIL nazionale. 
In questo secondo estremo non poteva mancare l’Italia: produciamo (da qualche tempo arrancando…) il 2,8% del PIL mondiale e la nostra borsa arretra sempre più, oggi al 22esimo posto nel mondo, lo 0,9% della capitalizzazione mondiale, con un rapporto capitalizzazione/PIL al 30,8%.


La capitalizzazione va vista come un “voto”: quando si discosta dal valore del PIL nazionale deve essere quindi presa come un “voto insufficiente”, talora molto insufficiente; per chi vuole approfondire, consigliamo alcuni brevi cenni: la borsa italiana, con una capitalizzazione di 661 miliardi, si confronta con i 933 miliardi di Johannesburg (S. Africa), 890 di Taiwan, 753 di Singapore, 506 della Arabia Saudita, i 455 della Malaysia, i 444 della Tailandia ed i 426 dell’Indonesia.


Poco, sempre meno, sempre più difficile.

Nessun commento:

Posta un commento